Sede: PALAZZO DEI PRIORI – SALA SAN ROCCO

14 | 28 SETTEMBRE 2019

CON IL  PATROCINIO DI

 

  L’ENERGIA CREATIVA DELL’ARTE

   La nozione di creatività è diventata di uso comune e, di fronte ad uno spirito del tempo che ne ha fatto una specie di feticcio, questa sua diffusione imporrebbe di specificarne il senso. Una decifrazione che appare opportuna anche quando ci riferiamo al rapporto tra arte e creatività, e in presenza di quel fenomeno che è stato definito “artistizzazione” del mondo, vale a dire della svolta “fringe” e dell’ampliarsi a dismisura della sfera dell’arte. Ma il contesto non permette un’analisi ampia ma solo l’indicazione di alcuni motivi.

   Nell’ormai classico Verità e metodo (1960), Hans Georg Gadamer si è interrogato sulle modalità del comprendere, nel suo senso più ampio, mostrando come in esse si realizzi un’esperienza di verità e di senso ampia e non riducibile al solo metodo del pensiero scientifico moderno. Da Cartesio e Galilei in poi, queste formule del sapere hanno perseguito l’ideale di una conoscenza esatta e verificabile del mondo. Ma questa visione del conoscere si è rivelata incompleta e insufficiente. Messa in chiaro del problema della verità in base all’esperienza dell’arte è il titolo del primo capitolo in cui lo studioso tedesco ha inteso dimostrare che vi sono specifiche zone di verità che si collocano al di fuori dell’area conoscitiva della scienza e che, al tempo stesso, risultano fondamentali per l’uomo, per il senso e le esperienze vitali. L’arte, insieme con il linguaggio e con tutto l’ampio consistere delle cosiddette scienze dello spirito, costituisce una tipica esperienza extra-metodica di conoscenza che, a causa di una “rottura metodologica” chiama in causa l’idea della conoscenza come interpretazione.  La teoria dell’arte ci porta così nel cuore dell’ermeneutica.

   Avviene dunque che i significati di cui è intessuta la nostra esistenza vengono attinti in una dimensione che si colloca al di là del vero e del falso, al di là della verità come corrispondenza, per porsi sul piano della verità come invenzione e interpretazione. Una verità su base estetica porta con sé due aspetti rilevanti: la necessità di essere, come dire, tolleranti, vale a dire riconoscere legittimità oltre che alla nostra anche alle altre rappresentazioni del mondo, e di essere, ad un tempo, ironici: dal momento che nessuna rappresentazione può esigere un assenso incondizionato, non può averlo neppure la nostra, nei confronti della quale dovremmo avere un atteggiamento di adesione e contemporaneamente di presa di distanza.

   Si arriva così alla convinzione della valenza utopica dell’arte, perché in essa noi facciamo l’incontro con dei mondi possibili. Ci poniamo di fronte ad un’eccedenza che ci proietta verso scenari problematici, nuovi stili di vita e nuove modalità percettive che si convertono in interrogativi e ci consentono di tenere desta la coscienza dell’enigmaticità del reale. Anche Immanuel Kant, nella sua magistrale e fondamentale Critica del giudizio (1790), aveva dato conto dell’energia creativa dell’arte e riferendosi alla poesia – ma la considerazione può essere estesa anche alle altre forme d’arte, le figurative e la musica comprese – afferma: “… il poeta promette poco, annunciando un semplice gioco d’idee, ma fa qualcosa che è degno di una seria occupazione, con l’alimentare l’intelletto e col dar vita, con l’immaginazione, ai concetti di questo”. 

   Ciò che è stato chiamato “arte” è una determinata specializzazione della creatività umana ed è la medesima creatività che regola in generale la produzione culturale. In ciò esprime le caratteristiche specifiche dell’adattamento umano, le sue specifiche capacità di scelta sotto condizioni intellettuali che possono specificarsi nei modi più diversi e opportuni. E’ attività costruttiva, pratica, oltre che attività conoscitiva, è operazione e messaggio di vita. La finalizzazione pratica e il carattere comunicativo sono dunque aspetti essenziali dell’attività artistica, anche se non ne esauriscono le sue “condizioni di possibilità” e il suo fondamentale quadro esplicativo che si richiamano al sentimento, al piacere e al desiderio come componenti altrettanto essenziali.

  Possiamo dire che nella costruzione del mondo umano della storia la potenza creatrice dell’arte ci permette di trasformare i sogni in opere, l’immaginazione in realtà, che essa rappresenta una testimonianza d’amore per la vita protesa a realizzare sempre più vita. E che in essa risiede una delle forme più significative della nostra identità di uomini, essenziale per poter trasmettere nel corso dei secoli i valori della cultura e della società, quelli già esperiti e quelli che chiedono di essere perseguiti nel tempo che ci attende.

Galliano Crinella
Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”

 

città di Fermo, foto Paolo Zitti